Per un teatro VIVO, QUI e ORA Il teatro come mezzo (strumento) di autonomia
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PROGETTO CORDELIA
CORDELIA – azione teatrale attraverso una ferita
Il Teatro ha il compito di essere veicolo di socializzazione ed elemento critico, mobile e fluido all’interno della società in cui/per cui si esprime: nasce dalla realtà in cui si vive e ha per vocazione dei doveri etici ed estetici rispetto ad essa .Il Teatro, quindi, oggi più che mai non può esistere per se stesso ed esercitare azioni avulse dal territorio: deve anzi lavorare oltre che per se stesso anche per quel territorio in cui nasce e si sviluppa. Per questo abbiamo accettato l’invito di Cittadella dei Giovani: lavorare per qualche mese, con cadenza settimanale, insieme ad un gruppo di ragazze/i sul tema della Disobbedienza.
Riteniamo che il teatro sia per antonomasia – un atto di disobbedienza. Incoraggiando e stimolando la ricerca personale delle/dei ragazze/i a partire dall’avvicinamento della figura di Cordelia figlia di re Lear , Shakespeare, abbiamo desiderato lavorare su cosa possa significare autonomia intellettuale. Il Teatro è un posto in cui si formulano domande esatte. Lo stomaco che consente al presente di non diventare archeologia ma, al contrario escatologia. Pensiamo che il senso del teatro non sia quello di dare risposte o far scivolare piacevolmente il tempo, ma quello di tentare di cogliere i segni – del tempo. E’ un tribunale in cui mai verrà stabilita una pena, tutt’al più un insegnamento. E’ una piazza, un’agorà, un osservatorio all’interno del quale le persone possono dibattere, riflettere, provarsi, tentare di comprendere dove sono e dove intendono andare: senza pre-giudizio e impunemente. E’ uno strumento principe per arrivare a questa “comprensione della realtà”, perché rappresenta un “vero per finta” che apre al “vero emotivo”: l’autentico.
Ma non esiste autonomia intellettuale senza onestà intellettuale. Su questo abbiamo “fisicamente” riflettuto con le ragazze e i ragazzi del laboratorio: disobbedienza, allora, non come atto di ribellione o di provocazione, come desiderio di sovvertire a tutti i costi le regole, ma come scelta di vita.
Disobbedienza che diventa autonomia grazie all’onestà con cui si sceglie di procedere nelle relazioni. Che ci fa coraggiosi di guardare noi stessi e il circostante attraverso la ferita del mondo.
La stessa riflessione l’abbiamo proposta al pubblico presente alle repliche dell’azione scenica.
Barbara Caviglia e Andrea Damarco
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