Repertorio disponibile:

I

“La fattoria degli animali o Del Sogno e Del Potere” 

da La fattoria degli animali di G. Orwell

II

“Cavalieri inesistenti o Dell’Essere e Dell’Esistere

da Il cavaliere inesistente di I. Calvino

III

“Cuore o Della Persuasione” 

da Cuore di E. De Amicis

IV

“Giobbe o Del Dolore

da Il Libro di Giobbe dell’Antico Testamento

I

“Il Grande Inquisitore” 

da I fratelli Karamazov di F. M. Dostoevskij

II

“Il Grande Fratello”

da 1984 di G.Orwell

III

“La Grande Foresta”

da Il segreto del Bosco Vecchio di D. Buzzati

Intelletto e Visione
“Per correr miglior acque alza le vele / omai la navicella del mio ingegno, / che lascia dietro a sé mar sì crudele…”
(Pg, I, 1-3)

dalla Commedia di Dante Alighieri

I – Inferno

primo movimento
[…] Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate. 
[…]  If, III 7-9

II – Purgatorio

secondo movimento
[…] Poi pinse l’uscio a la porta sacrata,
dicendo: “Intrate; ma facciovi accorti
che di fuor torna chi ‘n dietro si guata”. 
[…] Pg, IX 130-132

III – Paradiso

terzo movimento
[…] Nel suo profondo vidi che s’interna,
legato con amore in un volume,
ciò che per l’universo si squaderna: […] Pd, XXXIII 85-87

cronache di possibili svolte
liberi adattamenti per la lettura scenica
di Barbara Caviglia e Andrea Damarco

da I promessi Sposi di Alessandro Manzoni

L’uomo assomiglia a ciò che comprende, scriveva J. W. Goethe. E i personaggi dei Promessi Sposi assomigliano al paesaggio e all’ambiente – naturale e organico, ma anche  metaforico in quanto zona interna e chiaroscura del proprio autore in cui Manzoni li ha fatti  nascere e crescere e vivere. Per Gertrude, Monaca di Monza, sono gli spigoli di un quadrato nero, potenziale embrione di tutte le possibilità, ma mai moltiplicato in costellazioni e quindi simbolo di Reclusione etica e morale prima che fisica – che la impedisce. Per Francesco Bernardino Visconti, l’Innominato, è l’aerea verticalità della sua Fortezza, in bilico tra due abissi, eppure già così vicina al cielo – che la richiama. E’ noto: il paesaggio o l’ambiente da cui queste figure affiorano è come una sorta di ouverture che le annuncia svelandone l’anima. Che le tradisce mostrandone un’intimità che le fa persone reali. E proprio perché persone reali, e al contempo funzioni letterarie, ci è parso interessante costruire un percorso attraverso due “pale d’altare”, due condizioni di possibilità.

I – Di Gertrude, Monaca di Monza

Una notte calata sull’Umanità

II – Di Francesco Bernardino Visconti, l’Innominato

Io sono però

In occasione del centenario della fine della Grande Guerra

<< Vedo luccicare i chiodi delle cento scarpe ferrate.
Pochi hanno serbato le proprie.
Avevano mogli o padri a cui doverle passare.
Erano scarpe aspettate.
Eppoi, sono stati tentati più dalle scarpe nuove che dalla patria >>

Memento nostri

un viaggio tra le due guerre mondiali attraverso la figura degli Alpini rileggendo pagine da

Piero Jahier: Con me e con gli alpini– Paolo Monelli: Scarpe al sole – Emilio Lussu: Un anno sull’altipiano – C. De Franceschi/A. Gransignih: Le portatrici Carniche – M. Rigoni Stern: Il sergente nella neve – Lamberti: Lamento nella bufera della steppa – Nelson Cenci: Dove la naja la fanno anche i muli – Giulio Bedeschi: L’armata italiana in Russia – Gaetano Agnini: Storia di Gigi, un alpino del Garda – Don Carlo Gnocchi: Cristo con gli alpini – U. Quattrino: Sacrificio di alpini sul Don – lettere e testimonianze dei Soliti Ignoti rimaste intrappolate su fogli scampati a due guerre mondiali.

Memento Nostri è dedicato a chi, la guerra, ha dovuto accettarla come fatto storico al quale non ha potuto sottrarsi ma, con dolore e sacrificio, l’ha affrontata due volte in cinquant’anni. Sono pagine che scorrono come il sangue; che ripudiano il grido; che richiamano a considerare che ogni guerra, anche oggi (soprattutto oggi), è organizzata e voluta sempre da chi, poi, si guarda bene dal volerla combattere (e pagare) personalmente.

Abbiamo pensato quest’anno alla letteratura epica delle origini – tanto intrecciata al Mito, capace di polarizzare le aspirazioni di una comunità o di un’epoca elevandosi a simbolo privilegiato e trascendente, anzi nata dall’esigenza di conservare nel tempo la memoria delle proprie origini e rielaborarla, per trasformarla in un patrimonio che fonda la cultura della comunità cui si appartiene, attraverso la narrazione delle azioni dell’Uomo. Vorremmo dunque partire da una Memoria che non è ricordo ma esperienza, patrimonio collettivo da cui muovere per riconsiderare il presente e attuare quell’altra forma di presente continuo che per convenzione l’uomo ha chiamato futuro; da quella Memoria intesa come costruzione complessa, fatta di rimozioni e di riconoscimenti attraverso riflessioni individuali e collettive, che riesce per questo a costituire una componente identitaria essenziale nella vita degli individui e delle società. Coerentemente con il disegno progettuale che Replicante ha fatto suo per l’anno 2018, proponiamo quindi uno spettacolo originale di lettura drammaturgica e d’attore a partire dall’Iliade di Omero.

Ci sembra che per guardare lontano nel Tempo sia necessario vivere bene il proprio Tempo – esserne impregnati – aver maturato un forte rispetto di sé e del proprio paesaggio-mondo, non voler solo sopravvivere; attuare valore e possedere le doti dell’intensità e dell’empatia, per comprendere – e non più solo capire – la propria esistenza e l’esistenza di altri individui, vincendo la sottile assuefazione che ci rende refrattari ai conflitti. Sentire e vedere “in prima persona” la realtà in cui viviamo non identificandosi o appropriandosi dell’emozione o intenzione altrui, ma accogliendo i vissuti nel proprio orizzonte vitale, emotivo e cognitivo. L’arte – e nel nostro caso la letteratura e il teatro – possono essere uno strumento di pensiero creativo utile, in primis attraverso lo sviluppo della facoltà d’immaginare, per partire da sé e confrontarsi con altri mondi, altri individui e altre esperienze, in un percorso attivo di scambio e conoscenza. Ancor di più se la letteratura porta con sé valori simbolici che rappresentano realtà inattingibili da parte della ragione, come accade nella letteratura epica delle origini.

Intendi quale ritmo regge gli uomini

liberamente tratto da Iliade di Omero

una drammaturgia originale di Barbara Caviglia

traduzioni di riferimento: Salvatore Quasimodo, Rosa Calzecchi Onesti

No, non c’è nulla più degno
di pianto dell’uomo,
fra tutto ciò che respira
e cammina sopra la terra …

Omero, Il XVII, 446-447

Cuore, mio cuore, straziato da dolori insanabili
rialzati;
delle gioie sii felice, delle pene affliggiti,
tuttavia non troppo:
intendi quale ritmo regge gli uomini

Archiloco, fr.128

E dunque canta, o dea, l’ira fatale
di Achille, figlio di Peleo, che dolori
senza fine portò agli Achei

Omero, Il I, 1-2

e a lui stesso
sofferenza nel cuore – e pianto.

Abbiamo pensato quest’anno alla letteratura italiana contemporanea, per testimoniare – in questo momento storico così difficile – il valore e il significato dell’Arte viva, qui e ora. Specificatamente, proponiamo le voci calde ed esatte di due scrittori impegnati che non temono di parlare forte. In questi tempi di social e realtà virtuale, la Letteratura deve avere ancora – e, come il Teatro, per noi ce l’ha – una funziona etica e sociale attiva e addirittura salvifica. “Se viviamo è per marciare sulla testa dei re, fa dire Shakespeare a Hotspur nell’Enrico IV. È così il Bardo: un intellettuale impegnato, al punto che la sua vis politica, traghettata dentro le opere, sale ancora sui nostri palcoscenici a dirci cosa appartiene all’uomo (quando egli è un Uomo). Tiresia, nell’Antigone di Sofocle, mette in guardia Creonte dalla ubris, dalla tracotanza del tiranno di sapere cosa è giusto o meno fare non “per” i cittadini, ma “dei” cittadini, per esempio del loro corpo. Anche Sofocle era dunque un intellettuale engagé e usava lo stesso sistema di Shakespeare: faceva parlare i personaggi. […] È povera la stagione della nazione in cui chi ha voce non la usa per impegnarsi su ciò che accade nel mondo. […] Uno scrittore mentre scrive frigge, e quando esce fuori con un articolo o un libro: rischia. Dal disinteresse al linciaggio. Se non scrive libri pensando alle fette di mercato, alle tasche degli adolescenti, se non ammicca al lettore, se non pensa che da quel libro ci si potrà cavare un film, cioè se è onesto intellettualmente, lo scrittore rischia […]. Se non hai una voce amplificata te ne resta una melismatica: quella della letteratura, che è una voce necessariamente lenta. La letteratura non crea instant book , abbisogna di tempo, e quel tempo può durare pure vent’anni, pure cento. Magari ne duri cento, cinquecento, mille: che qualcuno torni a essere “cantastorie” come Sofocle, che si possa venir citati come Harry Percy di Northumberland nell’Enrico IV” (Valeria Parrella su L’Espresso – 4 giugno 2016).

TI DICO UN LIBRO: fare del libro materia vivente e critica da cui trarre di volta in volta

il nutrimento necessario al ragionamento che si propone.

Grembo di madre

Da Tempo di imparare, di Valeria Parrella

E io mi preparo.

La mattina faccio la cartella: elmetto, e mela per la merenda.

Fucile e quaderno a quadretti grandi.

Marca da bollo e penna con l’impugnatura facilitata.

Vestito buono e cuore cattivo.

Mi preparo – ma accettare, quello ancora non riesco

La lunga strada azzurra

Da L’ultimo viaggio di Sinbad, di Erri De Luca

Poi un grido dal basso. Un nome: … Gridato da madre,

da sirena, da cagna. Un nome strappato via dal cuore e

gettato al largo a sillabe disperate. Ho imparato da giovane

la musica, perciò potrei ri-suonare quel nome: …

Chissà perché, il dolore si fissa meglio in un solfeggio, in

una cantilena. E quel nome mi ha lasciato una cicatrice

musicale nella testa

Ospiti in classe scelti in collaborazione con le associazioni GIROTONDO e  TRAIT d’UNION

 

L’edizione speciale decennale – COMUNITA’ E RISVOLTI UMANI porta con sé una importante novità:

un titolo tra quelli proposti nel progetto Ti dico un libro – il teatro va a scuola, diventa materia per un laboratorio con gli studenti sul tema delle migrazioni e apre al confronto tra i ragazzi e la loro città attraverso tre serate di restituzione pubblica all’interno del Festival Toubab – incroci di culture.

La lunga strada azzurra (da L’ultimo viaggio di Sindbad, di Erri de Luca)– 5, 6, 7 marzo 2020 / Cittadella, sala Caffetteria / ore 18.00

Una lettura pubblica degli studenti della IV B ITT dell’I.S. ITPR C.Gex / Aosta.

Dal laboratorio condotto da Replicante teatro in collaborazione con la prof.ssa Paola Collatin. 

Al termine della performance, un incontro dibattito sul tema delle migrazioni con ospiti scelti dai ragazzi.

È povera la stagione in cui chi ha voce non la usa per impegnarsi su ciò che accade intorno a lui. Crediamo in  una scuola attiva fondata sulla persona e sull’approccio maieutico, in cui il teatro sia portatore del proprio senso originario: essere un rito collettivo per prendere coscienza delle tensioni dell’esistenza. Non è la ricchezza che manca al mondo, ma la condivisione.

Con Ti dico un libro – il teatro va a scuola si sperimenta la possibilità di una scuola senza giudizio dove potersi esprimere con libertà, piena di contenuti dai quali trovare pensieri propri. Questa è la scuola che vorrei”. 

“Il progetto favorisce la partecipazione attiva degli alunni e trasforma la classe in comunità ermeneutica”

(cit.insegnanti).

Il progetto è realizzato con il cofinanziamento dell’Assessorato Istruzione, Università, Ricerca e Politiche giovanili con risorse regionali del Fondo per le politiche regionali (L.R. 12/13 – Avviso pubblico “1-2019”. Partners di progetto:Istituzione scolastica ITPR C.Gex / Aosta, Istituzione scolastica ISIT I.Manzetti / Aosta, Cittadella dei Giovani / Aosta, Associazione Girotondo, Trait d’Union Cooperativa Sociale, Zonta Club Aosta Valley – District 30 Area 03

In questo momento di emergenza proponiamo il nostro progetto dedicato alla scuola in una versione inedita, sperimentale, per continuare a rimanere in contatto con le nuove generazioni attraverso gli strumenti che ci sono possibili.

Ti dico un libro da dieci anni porta il teatro a scuola, ovunque essa sia, anche ON LINE!

Il progetto nasce da una convinzione: la lettura ad alta voce esprime una possibilità di arricchimento e di scoperta sia per chi legge sia per chi ascolta. Il testo diventa materia comune attraverso cui affiorano emozioni ed esperienze da condividere. Attori e ascoltatori entrano in una relazione particolare che è già teatro.

A questo si aggiunga il significato esatto contenuto nel titolo della proposta:
“Ti dico un libro”; non “Ti leggo”. Dire è fare propria un’esperienza e poi comunicarla; condividere qualcosa che ci appartiene e che si fa atto concreto.

È povera la stagione in cui chi ha voce non la usa per impegnarsi su ciò che accade intorno a lui. Proponiamo un progetto per una scuola attiva fondata sulla persona e sull’approccio maieutico, in cui letteratura e teatro lavorano in sinergia assolvendo alla propria funzione etica e sociale (e grazie al dibattito, salvifica). Una comunità-classe, un testo, due attori e un esperto che dialogano con i ragazzi: come nell’agorà di una polis, ci si esprime e ci si confronta attraverso stimoli emotivi e razionali. Il progetto attualizza il senso originario del Teatro: essere un rito collettivo per prendere coscienza delle tensioni dell’esistenza. La scelta di andare nelle scuole è anche un modo contingente di far fronte ai gravi tagli degli ultimi anni che compromettono la possibilità di avvicinare i ragazzi al teatro. Non è la ricchezza che manca al mondo, ma la condivisione.

Ti dico un libro – Il teatro va a scuola

Progetto modulare nato nel 2011 che ogni anno si arricchisce: attualmente sono in repertorio 13 titoli.
Attraverso questo progetto la compagnia ha incontrato negli anni oltre 5000 studenti.

Un progetto originale di Replicante teatro per le Istituzioni Scolastiche Valdostane

Ti dico un libro – il teatro va a scuola nasce da una convinzione: la lettura ad alta voce esprime una possibilità di arricchimento e di scoperta sia per chi legge sia per chi ascolta. Il testo diventa materia comune attraverso cui affiorano emozioni ed esperienze da condividere. Attori e ascoltatori entrano in una relazione particolare – che è già teatro.A questo si aggiunga il significato esatto contenuto nel titolo della proposta: “Ti dico un libro”; non “Ti leggo”. Dire è fare propria un’esperienza e poi comunicarla; con-dividere qualcosa che ormai ci appartiene e che si fa atto concreto, anzi: Visione Concreta. E’ il rituale che consente a un concetto di farsi carne, parte del corpo di colui che dice. Nel dire ci si carica del fardello del non riferire. Si diventa ambasciatori disposti a portar pena. Consapevolmente.

Volutamente scarna e diretta, senza trucchi e senza inganni, sobria ma visionaria insieme, questa proposta mira a coinvolgere profondamente il pubblico, in questo caso scolastico, nel tentativo di condividere la gioia e il piacere della lettura come atto concreto, ricercando una concreta relazione biunivoca che permetta, alla conclusione della lettura, un momento dialettico e di scambio che rende il libro un momento attivo.

Ogni titolo desidera muovere una riflessione sui contenuti propri dei libri che verranno “detti”. Una riflessione che possa trasformarsi in uno scambio aperto alle intelligenze e alle sensibilità dei ragazzi: un modo per confrontarsi, per dibattere.

La CORDATA:

UNA NUOVA FORMULA DI PRODUZIONE, INCONSUETA ED INEDITA, A SOSTEGNO DELLA CRESCITA CULTURALE DIRETTAMENTE SUL TERRITORIO DI APPARTENENZA

Il progetto Ti dico un libro – il teatro va a scuola è nato nel 2011 da Replicante teatro, ed è stato per quattro anni a totale carico delle Istituzioni Scolastiche.

Viste le crescenti richieste anno dopo anno, e la volontà di Replicante teatro di andare incontro alle necessità della scuola con un’intenzione politica, per contrastare cioè la forte crisi che ha determinato tagli alla cultura e alla scuola stessa, nel 2015 la compagnia lo ha proposto a una serie di soggetti, con l’intenzione di creare una cordata composta da elementi che facessero parte ed operassero nell’ambito della società civile: abbiamo pensato che, unendo le forze e facendo ognuno la propria parte, si potesse rendere possibile questa avventura anche e nonostante il momento di crisi economica così profonda. Non tutti i partners partecipano economicamente, ma tutti partecipano con le forze a loro disposizione.

Il PROGETTO E’ CRESCIUTO QUINDI ANCHE GRAZIE AL SOSTEGNO DI :

dal 2015

Assessorato Sanità Salute e Politiche Sociali
Assessorato all’Istruzione e Cultura
Istituto Storico della Resistenza  e della società contemporanea in Valle d’Aosta
Sindacati CGIL, SAVT e SNALS
Società Civile (gli studenti e gli insegnanti) – Sostengono, partecipando, questa inconsueta navigazione: quella attraverso la corrente di un fiume, il dibattito, che soprattutto oggi non deve smettere di scorrere.

DAL 2016

Lions club Aosta Mont Blanc
Zonta club of Aosta Valley Area

DAL 2017

Presidenza del Consiglio della Regione Autonoma Valle d’Aosta

DAL 2018

Fondazione Comunitaria della Valle D’Aosta